Federico Garolla
Il lavoro della fotograia di moda
testo di Antonella Russo
Baudelaire è fra i primi
critici d'arte a scrivere con entusiasmo sulle stampe di moda e a evidenziare
il valore artistico e storico racchiuso negli schizzi e litografie di
moda, come pure la qualità etica di cui è improntata la
rappresentazione del modo di vestire in una certa epoca, che traspare
oltre che dagli abiti, dai gesti, anche nei tratti del volto dei soggetti
raffigurati che finiscono "per somigliare a ciò che si vorrebbe
essere" (Charles Baudelaire, Il bello, la moda e la felicità
in Id, Scritti sull'arte, Einaudi, Torino,1981, trad. G. Guglielmi ed
E. Raimondi, p.2799).L'intuizione del poeta francese ha illuminato di
senso la lettura delle fotografie di moda di Federico Garolla dei primi
anni Cinquanta del secolo appena trascorso. Ciò che infatti rallegra
ritrovare in queste immagini è, insieme alla raffinata qualità delle
inquadrature, anche una sorprendente dimensione morale che impronta
la selezione dei soggetti, degli abiti, delle pose e i luoghi stessi
dove sono riprese le fotografie. Non
vi è nulla nelle immagini di Garolla che evochi la fotografia di moda
dei pittorialisti, contenuta in set costruiti come tableaux dal Barone
de Meyer,o come giochi di luci e geometrie astratte come nelle fotografie
degli anni Venti di Edward Steichen. Nelle immagini di Garolla invece
tutti gli elementi della fotografia di moda sono esposti, elencati,
nominabili: le modelle sono perfettamente abbigliate, le macchine fotografiche
sono posizionate e i set fotografici pronti a esser vissuti, anche dal
pubblico di paesani curiosi che non vuol perdere l'occasione di assistere
a uno spettacolo esclusivo nella piazzetta del paese (Trani, 1954)
E' come se ritraendo il set fotografico
dal punto di vista dell'osservatore, Garolla intendesse presentarci
e farci familiarizzare con il mondo della moda e che è poi fatto
di tanti luoghi di lavoro, affascinante si, ma innanzitutto luogo per
un esercizio professionale. Così gli stilisti che hanno reso
prestigiosa la nostra moda non hanno solo un nome ma anche un volto,
e sono di solito ripresi nel loro atelier. Ecco Simonetta (Roma, 1956)
dall'eleganza
sofisticata e discreta, concedersi una breve pausa per farsi ritrarre
da Garolla, senza però lasciare il tavolo di lavoro; nel loro atelier
le sorelle Antonelli rifiniscono l'abbigliamento delle modelle prima
di una sfilata, mentre le sorelle Fontana assistono con aria severa
e apprensiva, quasi come delle zie, un defilé della loro modella.Si,
perché queste fotografie colgono gli stilisti mentre "curano"
l'abbigliamento, vestono e abbelliscono la modella amorevolmente, quasi
fosse una componente della famiglia. Jole Veneziani non solo veste la
modella Liuba Rosa ma ha cura e bada amorevolmente il suo aspetto, così
come Capucci,che aiutato dalle assistenti sistema le pieghe dell'abito
indossato da una giovanissima Elsa Martinelli.
Le stesse modelle non appaiono dive misteriose e bellezze lunari ma
sono professioniste dell'eleganza,e sono dunque ritratte da Garolla
nelle varie fasi della loro giornata lavorativa, mentre si sottopongono
alla messa in piega, al manicure o al trucco oppure sfilano in atelier,
così come attendono, come tutti gli onesti lavoratori, il momento della paga (Firenze, 1954).
Il merito principale di queste immagini di Garolla è proprio quello
di esporre l'etica del lavoro nella fotografia di moda negli anni Cinquanta,
di aver puntato l' obiettivo specialmente sul back stage, sulla preparazione,
sul lavoro della moda, che fino ad allora rimasto privo di una rappresentazione
in presa diretta. Quella di Garolla è una fotografia di moda che sceglie
di collocarsi a una polarità opposta a quella delle riviste americane
di Condé Nast degli stessi anni, che punta a costruire un universo di
glamour e di lusso astratto e asettico, sospeso nel tempo come nello
spazio, dove, ricorda Irving Penn: " Non c'è spazio se non per la perfezione:
le donne non invecchiano e non hanno rughe, la frutta non marcisce e
i bambini non piangono…"
Più che glamour e lusso Garolla si impegna
a descrivere il lavoro della costruzione di una eleganza, evidenzia
la ricerca dei diversi stilisti e i vari modi di interpretare una estetica
italiana. Così il fotografo napoletano s'industria a fotografare stilisti
e modelle al lavoro, nella maison de mode, dove, talvolta si intravedono
arredamenti e i oggetti che dovevano servire a costruire la nozione
di lusso degli anni Cinquanta del Novecento. L'atelier romano di Emilio
Schuberth brilla di specchi , argenteria e lampadari a gocce di cristallo
ed è qui che Schuberth è ritratto mentre fascia il corpo della modella
o sistema l'ultima piega di un abito.
Il solerte giovanotto che inchinato sistema lo sbuffo del vestito è
nientemeno che un commovente Valentino Garvani tanto è giovane, elegante
e inaspettatamente impegnato.
Concentrati, tanto presi e appassionati
dal proprio lavoro che sembrano quasi ignari della presenza del fotografo
appaiono i Ferdinadi e Angelo Litrico, tra i manichini che hanno la
sagoma dei clienti eccellenti,come pure Salvatore Ferragamo (Ferragamo63)
, mentre tenaglie in pugno, modella il pellame sulla forma di una scarpa
come un elegante ciabattino.
Il ritratto degli stilisti che più contribuiranno a fabbricare il prestigio
all'alta moda italiana, che Garolla consegna alla storia della nostra
fotografia è l'immagine di artigiani d'eccezione che lavorano con devozione
e dedizione totale alle proprie creazioni. Garolla sembra celebrarne
il lavoro, le sue fotografie interpretano ed enfatizzano lo sforzo di
professionalisti, la loro personale ricerca di perfezione e affermazione
del marchio italiano a livello internazionale. Non è ancora il Made
in Italy ma è certamente la via verso quel riconoscimento mondiale della
nostra industria della moda che avrà luogo trent'anni più tardi.
Garolla
è certo il fotografo che ha sicuramente identificato i pionieri, ci
ha fornito i ritratti, interpretato la ricerca per un' identità professionale
in ciascuno dei più impegnati stilisti italiani. Ma soprattutto ne ha
nobilitato i loro sforzi, seguito da vicino e rappresentato con cura
il lavoro tendente all'affermazione della via italiana all'eleganza,
come fosse in perfetta sintonia con i modi e i luoghi di questo paese.
( Gattinoni5) Ed è certamente questa fotografia di moda che va più celebrata
e tutelata.